Vanity Fair parla del nostro Referendum
San Marino, referendum per aborto legale: quale la situazione in Europa?
DI CHIARA PIZZIMENTI
A fine anno andrà in pensione l’ultimo medico non obiettore di coscienza in Molise, simbolo di un problema che esiste in tutta Italia. Quasi il 70% dei medici italiani è obiettore di coscienza e questo rende ogni giorno più difficile l’attuazione di una legge che pure esiste nel nostro paese, quella che permette, nella legalità, di interrompere una gravidanza. C’è un pezzo di penisola dove però l’aborto non è ancora legale. È San Marino. La Repubblica del Titano è ora pronta a un referendum per la legalizzazione.
Si terrà il 26 settembre.
Il Comitato promotore parla di un appuntamento con la storia dei diritti delle donne. In Europa a negare il diritto all’aborto legale, oltre allo stato fra Emilia-Romagna e Marche, sono Malta, Andorra e Città del Vaticano. Negli ultimi mesi è stata inasprita e resa più restrittiva anche la legge della Polonia dove, da gennaio, è illegale anche in caso di malformazione del feto. Il parlamento di Strasburgo ha parlato di una norma che mette a rischio la salute e la vita delle donne.
A San Marino il codice penale prevede una pena dai tre ai sei anni di reclusione per chi pratica l’aborto e per la donna che interrompe la gravidanza. Non ha peso la motivazione dell’aborto. Non si può fare in caso di stupro e nemmeno per malformazioni del feto.
La richiesta del quesito referendario è la legalizzazione dell’aborto entro le 12 settimane e anche oltre questo periodo in caso di pericolo di vita per la donna o per gravi malformazioni al feto. Già nel 2003 San Marino aveva tentato la via della legalizzazione attraverso una proposta di legge che però non è stata accolta.
Nell’Unione Europea lo stato in cui il divieto è più forte è Malta. Nell’isola l’interruzione di gravidanza non è ammessa mai. Chi ricorre all’aborto rischia dai 18 mesi a tre anni di prigione e il medico può perdere la licenza a vita e rischia 4 anni di carcere. A Cipro è concesso l’aborto solo nel caso in cui la donna sia in pericolo di vita o in caso di stupro. Solo in caso di rischio per la salute della donna nel Liechtenstein e ad Andorra.
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