Reintervengo perché non sto reggendo l’ipocrisia e la falsità in campo su questo referendum.
Nel referendum non c’entra la dimensione del fenomeno dell’aborto! L’aborto c’è nonostante la legge penalizzante e la vittoria del sì non porterà un aborto in più, ma solo la depenalizzazione e la possibilità di occuparsi finalmente di un problema in tutti i suoi aspetti di servizi, tutela e dignità della donna nei diritti del lavoro e nella società, educazione, maschilismo troglodita. Poi naturalmente nei casi residui l’autodeterminazione della donna (o lei non ha diritto di parola sul suo corpo?).
Se vince il no resterà l’aborto nelle stesse dimensioni però clandestino, ma non si potrà fare nessun intervento di tutela perché i cattolici saranno sereni convinti che se è penalizzato l’aborto non c’è. Progetti di tutela della donna non saranno possibili perché come fare politiche per la donna in difficoltà se le difficoltà sono riferite ad un aspetto penalizzato? Dov’è la civiltà nella difesa della legge attuale?
Si ha quasi l’impressione che a volere l’aborto siano quelli del no, purchè non se ne parli e sia clandestino.
Insopportabili gli sproloqui di Mangiarotti, una calamità della chiesa e della fede. Tira fuori comunismo e nazismo (con spregio per le donne che a volte si trovano costrette ad abortire nella sofferenza) e non ha letto nemmeno il libro di Giovanni Paolo II “Memoria e identità”, soprattutto l’intervista di presentazione, nel 2004 che distingue comunismo da nazismo. Non cita per niente le stragi e i massacri delle guerre sante, le crociate, gli eccidi degli eserciti cristiani nelle colonizzazioni con missionari al seguito, nonché i massacri dei dittatori sudamericani che si definivano cristiani assistiti da religiosi.
Io direi che è portatore di “idee piccole in spazi grandi”, che sono gli spazi di fare ragionamenti seri e lungimiranti, tutti assieme, in difesa della donna affinché soprattutto l’organizzazione sociale e gli aspetti che citavo sopra non le costringa ad abortire.
Credo che tutti siamo d’accordo che l’aborto dovrebbe essere possibilmente evitato, ma ignorandolo o penalizzandolo non si risolve il problema.
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