No, non mi do una calmata!

Il “tone policing” è solo una tattica per invalidarti.
“Hai anche ragione, ma non mi piacciono i tuoi toni”.
“Le tue argomentazioni sono giuste, ma devi esprimerti in un altro modo, così non va bene”.
A molte di noi è capitato di subire la paternale, da uomini o donne indistintamente, su quanto il messaggio che stiamo esprimendo sia giusto ma quanto, invece, sia sbagliato il tono, il modo, l’enfasi o l’emozione con le quali lo affermiamo.
Il “tone policing” (da tone= tono e police=polizia) è quella tattica anti-dibattito usata per criticare la persona per il tono (o emozione) con cui presenta il messaggio, sminuendo o distraendo dalla validità del messaggio stesso.
Insomma, “Il messaggio va bene, ma…” oppure “Quello che stai dicendo è condivisibile, ma…”.
È la stessa tattica di chi dice che il Gay Pride parte da istanze giuste, ma “che baracconata, signori miei!”, quella di chi dice che i Black Lives Matter hanno ragione, ma “le rivolte no, per carità”. È quella tattica di chi dice alle donne che denunciano sessismo ed indifferenza: “sono dalla tua parte ma non essere estremista”. Sì, perché essere decise nella denuncia significa essere estremiste.
In genere il tone policing è tipico di chi vuole dettare le regole di lotte che non sono nemmeno le sue.
In pratica, non potendo attaccare il principio o il messaggio, si tenta di sviare dallo stesso per concentrarsi sulla persona, criticandola come troppo emotiva, troppo aggressiva e magari suggerendole come dovrebbe comportarsi, parlare o portare avanti le proprie idee. In questo modo, sminuendo i toni di chi porta il messaggio, indirettamente, si sminuisce il messaggio.
In alcuni casi è un vero e proprio attacco personale: il messaggio va bene, sei tu che sei troppo isterica e pedante!
Ma se andiamo in profondità, scavando nelle radici del patriarcato e negli stereotipi di genere troviamo un non-detto: “Siccome sei una donna, mi aspetto da te un tono più gentile e pacato, ma se fai così, non posso appoggiarti fino in fondo”.
In contesti raffrontabili, gli uomini non ricevono lo stesso trattamento. Anzi. Quelli che alzano i toni per difendere i propri principi, sono definiti “con le palle” e nessuno si sognerebbe di smontarli invitandoli ad assumere toni più gentili.
Le donne, quando si difendono, devono farlo possibilmente in modo aggraziato e delicato, per non infastidire.
Se sei vittima di tone policing, puoi chiedere a chi ti attacca di criticare nel merito, di esprimersi sul concetto che stai esprimendo e non sui toni. Se poi insiste, puoi chiedere alla persona “come posso esprimermi per non infastidirti?”, ovviamente in tono ironico. Ammesso che il tono ironico sia un “tono” che vada bene alla persona.
Karen Pruccoli
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