Neologismi del sessismo

Pubblicato da Unione Donne Sammarinesi il

Ecco alcune espressioni inglesi che indicano comportamenti sessisti, di cui non esiste ancora un equivalente italiano.

Hepeating (he = lui + repeating = ripetere)

Il termine hepeating viene usato per indicare un comportamento sessista che potrebbe manifestarsi soprattutto negli ambienti lavorativi. Ci si riferisce infatti alle circostanze in cui un uomo ripete la stessa idea o un’argomentazione già esposta precedentemente da una donna. Tuttavia, mentre la donna era stata ignorata, il contributo dell’uomo viene accolto con entusiasmo.

Slut-shaming (slut = sgualdrina + shaming = far vergognare in pubblico)

L’atto di giudicare una donna dal punto di vista sessuale dandole della “poco di buono” a causa del suo modo di comportarsi, parlare o vestirsi è il perfetto esempio di slut-shaming. Questo modo di fare viene messo in atto quando una donna rompe alcuni tabù, non ha paura di vivere appieno la propria vita sessuale e ne parla liberamente.

Manshush (man = uomo + hush = zittire)

Si parla di manshush quando un uomo prova a zittire una donna mentre sta esprimendo un punto importante, perché si sente minacciato da ciò che sta dicendo. Succede soprattutto quando un uomo è consapevole di avere torto, ma non vuole ammetterlo.

Manologue (man = uomo + monologue = monologo)

Quando un uomo insiste nel fare una predica indesiderata su un determinato argomento, senza una vera motivazione, ma solo con l’intenzione di pavoneggiarsi e accentrare l’attenzione.

Gaslighting (dal film del 1944 “Gaslight”, noto in Italia con il titolo “Angoscia”)

Con gaslighting si fa riferimento ad una forma di manipolazione psicologica che porta una persona a dubitare della propria percezione o del proprio giudizio. Ad esempio, nel film da cui è nato il termine, un uomo manipola sua moglie così tanto che lei pensa di aver perso la testa. Sebbene anche gli uomini possano essere vittime di questa tecnica di destabilizzazione, sono più spesso le donne a sentirsi dire frasi come “sei pazza”, “ti stai sbagliando” o “te lo sei sognato”.

Manspreading (man = uomo + spreading = espandersi)

Il manspreading indica la tendenza più o meno inconscia che porta gli uomini ad occupare più spazio di quello che gli spetterebbe, soprattutto sui mezzi pubblici, sedendosi a gambe divaricate e invadendo lo spazio delle persone sedute accanto.

Manterrupting (man = uomo + interrupting = interrompere)

Come si può ben capire dalla composizione di questa parola, essa descrive l’atteggiamento arrogante di un uomo che interrompe una donna mentre sta parlando, senza lasciarle finire il discorso. In molti casi, il manterrupting si trasforma in mansplaining.

Mansplaining (man = uomo + explaining = spiegare)

Indica l’atteggiamento presuntuoso dell’uomo che, screditando la conoscenza femminile, interrompe una donna per spiegarle un determinato argomento, anche quando la donna è esperta in materia o ne sa di più di lui. Si parla di mansplaining anche quando gli uomini spiegano alle donne argomenti molto ovvi, dando per scontato che loro non riescano a capirli. In Spagna il mansplaining viene chiamato machoexplicación.

Catcalling (cat = gatto + calling = chiamare)

Con catcalling si indicano gli apprezzamenti fatti a una donna per strada da parte degli uomini ma che, in realtà, risultano essere tutto tranne che dei veri complimenti. Fischi o frasi come “ciao bella” e “esci con me stasera?” sono infatti molestie verbali che rientrano nella categoria dello street harassment, ovvero le molestie da strada.

Victim-blaming (victim = vittima + blaming = colpevolizzare)

Con questo termine si indicano le situazioni in cui le donne vittime di violenza vengono accusate di avere provocato l’aggressore attraverso atteggiamenti, parole o da come sono vestite. In spagnolo il termine è revictimizar ed in tedesco è Opferbeschuldigung. In italiano si usa l’espressione colpevolizzazione della vittima.

Revenge porn (revenge = vendetta + porn = pornografia)

È il fenomeno di condivisione pubblica di immagini o video intimi di partner o ex partner senza il consenso degli stessi e con finalità di ritorsione o di distribuzione di pornografia senza consenso. Da un’indagine risulta che il 90% delle vittime è donna e la pubblicazione avviene solitamente da parte dell’ex partner con lo scopo di umiliare l’ex compagna per vendetta dopo la fine di una relazione. Spesso le immagini sono accompagnate da sufficienti informazioni per identificare il soggetto ritratto, rendendo aspra la vita della vittima. Dalla stessa indagine risulta che il 51% delle donne vittime di Revenge Porn ha pensato al suicidio.

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