Il Corriere della Sera parla del nostro Referendum

Pubblicato da Unione Donne Sammarinesi il

San Marino si prepara a votare il referendum per legalizzare l’aborto.

Mentre milioni di italiani andranno al voto il 3 e del 4 ottobre per le elezioni dei nuovi sindaci, a San Marino pochi giorni prima alle urne si farà la storia: il 26 settembre, sul Titano, si vota formalmente per la depenalizzazione dell’aborto. In parole povere si vota per decidere se una donna potrà interrompere in via del tutto legale la gravidanza e non è banale sottolinearlo perché l’aborto per la legge ancora vigente è un reato punibile con il carcere con la reclusione dai 3 ai 6 anni ai sensi degli articoli 153 e 154 del codice penale a prescindere dal motivo: in sostanza, detta come va detta, se l’origine della gravidanza è uno stupro il reato rimane. Non si hanno notizie di arresti recenti e questo potrebbe ricondurre molti a ridimensionare la questione: non è così, perché le donne sammarinesi sono costrette ad interrompere in Italia – dove l’aborto è legale da 43 anni – o comunque all’estero la gravidanza con tutte le criticità annesse a queste trasferte neppure così difficili da immaginare.
Referendum senza quorum

Premessa. A San Marino il referendum sono senza quorum, i residenti sono 33.000 ma non sarà necessario raggiungere un tetto minimo di affluenza per validare il voto. Neppure scontato l’esito: mentre in Italia leader e sindaci girano città e quartieri per convincere i cittadini a votarli a San Marino i comitati pro e contro l’aborto sono impegnati in una campagna referendaria a tappe serrate. Il 10 settembre il comitato promotore e il comitato contrario alla depenalizzazione apriranno in contemporanea (e ovviamente in spazi diversi) la campagna con comizi e interventi. E per capire che sarà una giornata storica basta leggere la domanda cui i sammarinesi dovranno rispondere: «Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la 12a settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia il pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?». Per la cronaca, chi andrà alle urne ha già ricevuto la cartella elettorale e le indicazioni per votare al seggio di riferimento.

Gli ultimi referendum

Negli ultimi anni, va detto, non sono state poche le iniziative che hanno chiamato la popolazione al voto referendario. Nel 2017, San Marino si votò per un referendum sui diritti lgbt: la proposta era quella di includere nella Costituzione il divieto di discriminazione per orientamento sessuale equiparandola alle norme che puniscono discriminazioni in base al genere, all’etnia, alla religione. Il “sì” stravinse con quasi il 72% delle preferenze. Premessa. L’omosessualità a San Marino era considerata un reato fino al 2004. Nel 2018, con un ritardo di due anni sull’Italia (decisamente poco rispetto ad altri casi) le unioni civili sono state regolamentate per legge. «Con il referendum del 2017 – spiega Karen Pruccoli dell’Associazione Unione Donne Sammarinesi che ha promosso anche il referendum alle porte – l’orientamento sessuale è stato aggiunto all’articolo 4 della Costituzione. San Marino non è così retrograda come potrebbe sembrare dall’esterno».

Le origini del reato

Sono passati quarantatré anni dal 22 maggio del 1978, ovvero dalla promulgazione della legge 194 in Italia. «A lungo a San Marino – spiega ancora Karen Pruccoli – ha dominato un atteggiamento ipocrita: far finta che non esista il fenomeno dell’aborto. Gli articoli del codice penale che di fatto di fatto l’hanno messo fuori legge risalgono al 1865. Sono stati confermati in epoca fascista, come in Italia fu confermato il codice Rocco e poi riconfermati nel 1974. Poi ltalia nel 1978 regolamentò l’aborto e San Marino si girarono dall’altra parte, le norme rimasero pur senza portare a condanne, di cui non si ha memoria recente”»

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