Catcalling
Dicesi catcalling, l’arte di fischiare o suonare il clacson ad una ragazza che passeggia serena o aspetta la metro, il tram, l’autobus. Il fenomeno in realtà è molto più ampio perché le situazioni in cui una donna può sentirsi “corteggiata” in questo modo sopraffino sono innumerevoli.
Una settimana fa circa, Aurora Ramazzotti, ha denunciato il fenomeno sulle sue storie Instagram, soprattutto ha sottolineato come un suo follower le abbia fatto presente che essendo racchia non si doveva preoccupare perché “chi vuoi che la fischiasse”. Occhi alzati al cielo in segno di esasperazione.
Dunque, innanzitutto, il perché certe persone seguano altre persone su Instagram solo per lasciare dei commenti negativi ancora mi sfugge o me lo lascio sfuggire e sorvolo. Capisco quando non si ha la stessa opinione su una tematica e allora si espone la propria idea, ma lasciare commenti come “che schifo, sei brutta, sei grassa, sei orribile”, esattamente, oltre a esprimere la tua personalissima opinione non richiesta, a cosa o chi giova?
Catcalling significa letteralmente <>. Forse per lo sguardo di sdegno che i gatti ci riservano quando li chiamiamo e non volendosi spostare, non si muovono nemmeno di un centimetro dalla loro posizione. Un po’ come capita a tante donne che si ritrovano oggetto di fischi e esternazioni degni di un’osteria verso l’ora di chiusura. Quando sono tutti un po’ ubriachi per capirci. Sorridi a quei complimentoni e quando ti giri dall’altra parte, fai la smorfia del vomito.
Ora, nessuno sta dicendo che un bel complimento detto nel momento giusto e con la consapevolezza che la persona che lo riceverà ne sarà meravigliata e compiaciuta, non vada bene.
Il fatto è che se tu esci per fare una camminata e pensi: “Mh, non so se mettere questi leggings visto che la scorsa volta mi hanno suonato in tre mentre camminavo e all’ultimo ho alzato il dito medio prima di correre verso una stradina secondaria – non è normale”.
Poi ovviamente chiunque deve poter mostrare il proprio corpo come pare e piace, ma che da qui si arrivi ad essere costantemente oggetto di approvazione da parte di sconosciuti, ne passa.
Dopo un po’ che si affronta l’argomento si arriva puntualmente ad affrontare il discorso goliardia. Eh. In fondo quando l’essere umano si trova in gruppo si sente più forte. “Oh guarda a quella adesso le suoniamo, che divertente!” devono pensare, quando nella mente di una donna che stava tranquillamente pensando ai fatti suoi, passa solo l’idea “ma guarda sti qui!”, e sono stata educata. Credo di poterlo dire a nome di tutte, se mi sbaglio, correggetemi pure.
Questa cosa che a fare gruppo ci si sente più forti è vera. Ricordo dei clienti (nessuna differenza fra uomini e donne badate bene) in hotel a colazione, se erano soli, al mattino chiedevano un caffè o un cappuccino e se ne andavano. Se erano in gruppo, al primo caffè seguiva il secondo poi il terzo e quando veniva chiesto il numero di camera, per poterlo segnare sul conto, tutti ad alzare le mani e constatare che effettivamente erano a posto così. Niente più terzo caffè.
Tornando a noi, non è né ironia, né un complimento spassionato. Saper distinguere modi e tempistiche è la chiave per affrancarsi tra chi direbbe “bella” anche a un palo della luce se questo avesse sembianze femminili e chi non lo direbbe.
Ripeto, se c’è uno scambio di sguardi, una conversazione piacevole, un contesto inerente, ci sta l’esternazione e il complimento, perché udite udite c’è consenso. Questo sconosciuto.
La leggerezza del momento, potrebbe non essere così leggera per chi la riceve. Non sapete chi avete davanti, la sua storia, i suoi tormenti.
Il nucleo della questione poi è: se sono sola per strada e mi fischi o ridacchi con i tuoi amici del bar, perché non lo fai anche quando sono in compagnia di un uomo che potrebbe essere anche un amico, dato il grado di conoscenza fra le parti? Non vale essere ubriachi e scatenare una rissa, la cosa è ben diversa. Perché non lo fai se è solo una cosa “fatta in buona fede, per divertirsi”? Perché se ti rispondo, ci rimani male e ti nascondi dietro al: “quando sarai vecchia certi complimenti ti mancheranno!”. Nel giro di pochi minuti si passa dall’adulazione all’insulto, sappiatelo.
Se ignori sei frigida. Se sorridi, sei una facile e magari scivola pure la mano.
Ignora, sorridi e passa oltre, ci viene detto. E se invece iniziasse a farlo chiunque faccia catcalling? L’apprezzamento non deve per forze essere esternato o urlato ai quattro venti.
Oh poi, de gustibus.
PS necessario: un complimento ben fatto è sempre un piacere. Sentirsi fischiare come ad un cane, una traduzione più attinente a mio avviso, anche no.
Andrea Livia Faetanini
dal blog: https://andrea-o-livia.com
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